Criminale Imperfetto by Mary Frame

autore:Mary Frame [Frame, Mary]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Romance, Contemporary, Mystery & Detective, Women Sleuths
ISBN: 9781507193969
Google: j6M5DwAAQBAJ
editore: Babelcube Inc.
pubblicato: 2017-10-10T14:46:59+00:00

Capitolo Diciassette

Freya

Ognuno ha i propri carichi, il proprio dolore, da portare con sé.

–Elizabeth Edwards

Non ho il tempo di sistemarmi o assillarlo con altre domande.

La casa è piccola, ma pulita. Quando entriamo, c'è un'anziana donna ispanica che passa l'aspirapolvere e che grida a qualcuno in cucina. Non riesco a vedere con chi sta parlando perché c'è un muro in mezzo. Appena ci vede, smette di parlare e l'aspirapolvere mormora fino a zittirsi.

Parla a Dean alla velocità della luce in spagnolo prima di avvicinarsi e abbracciarlo, parlando ancora mentre lo bacia sulle guance.

Lui risponde con il miglior spagnolo che avrei mai potuto immaginare fuoriuscire dalla sua bocca, poi ci presenta. “Lei è Alejandra, è la vicina di mia madre e ogni tanto viene per aiutare con le faccende domestiche”

“Mucho gusto” dico, una delle poche frasi spagnole che ricordo dalle superiori.

Alejandra mi afferra le mani, per metà le sorregge, per metà le stringe; parla ancora e guarda me, poi Dean e poi di nuovo me. Non ho la minima idea di cosa stia dicendo, e poi mi abbraccia. Guardo Dean, ma lui fa spallucce. Poi Alejandra si allontana, di ritorno in cucina, parlando ancora a voce alta.

La seguiamo in cucina ed è allora che vedo la mamma di Dean.

È seduta su una sedia al piccolo tavolo della cucina. Porta una bandana rosa sulla, evidentemente, testa calva. I suoi occhi appaiono larghi sul suo viso magro, le guance sono incavate e la carnagione è grigiastra.

Ma sorride quando vede Dean e le si illumina tutto il viso.

Lui va immediatamente da lei, chinandosi e stringendola in un abbraccio.

“Dean, tesoro, che ci fai qui? Non vieni mai il sabato. Non devi studiare?”

Si solleva e indietreggia così che possa vedermi, mentre esito sull'uscio.

“Ti voglio presentare la mia amica” dice.

Entro e mi chino per abbracciarla anche io. Sembrano tutti così affettuosi qui da coinvolgermi. Ma non in modo inquietante.

“È un vero piacere conoscerla, Signora Collins” dico, grata di ricordare il cognome di Dean dal giorno in cui l'ho tirato fuori di galera. Sento le sue spalle magre e fragili sotto le mie mani.

“Dean mi ha parlato molto di lei” continuo. Mi volto e rivolgo a Dean un'occhiataccia che spero dica qualcosa tra le righe del tipo non mi hai detto assolutamente nulla, brutto idiota, e te la farò pagare.

“Davvero?” sua madre sembra sorpresa.

“Dov'è Sarah?” chiede Dean interrompendoci.

“Sarah!” Alejandra urla così forte da farmi trasalire e dovermi quasi coprire le orecchie.

Una porta cigola da qualche parte e un'andatura con passo pesante rimbomba lungo il corridoio verso di noi. Per un momento mi domando se “Sarah” non sia il nome di un gregge di capre selvatiche, ma no. Sarah è una ragazzina, forse di undici o dodici anni. È smilza e ha gli stessi occhi azzurri e capelli biondi di Dean.

Appena varca la soglia ed entra in cucina, Dean la afferra con una presa di sottomissione e le arruffa i capelli.

“Ehi, che fai?” Sarah prova subito a divincolarsi dalla presa del fratello maggiore, dimenando le esili braccia.

Dean la libera e Sarah arrossisce, chiaramente imbarazzata dalle risate provenienti dal resto delle stanza.

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